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Freak Kitchen

Land of the Freaks

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L’ultima fatica del trio Svedese, come preannuncia il titolo, si prospetta un album cinico e come sempre in stile Freak Kitchen critico nei confronti del sistema.
“God save the spleen” apre il sipario con un Riff molto nervoso, ma pur sempre carico d’energia e comunicatività, la struttura del brano come sempre diretta e semplice, fa passare inequivocabilmente il messaggio forte che si cela dietro i testi dei Freak Kitchen. Il solo, come sempre in stile “Mattias”, non ci nega un uso della leva del vibrato di cui lui è senza dubbio il maestro indiscusso e che caratterizza da sempre il suo stile.

 

 

Freak Kitchen

Land of the Freaks

Tracks:

1. God Save the Spleen
2. Hip Hip Hoorah
3. Teargas Jazz
4. Sick? Death by Hypochondria
5. OK
6. Honey, You’re a Nazi
7. The Only Way
8. Murder Groupie
9. The Smell of Time
10. One Last Dance
11. Do Not Disturb
12. Clean it Up

L’ultima fatica del trio Svedese, come preannuncia il titolo, si prospetta un album cinico e come sempre in stile Freak Kitchen critico nei confronti del sistema. LandoftheFreaks-cover
“God save the spleen” apre il sipario con un Riff molto nervoso, ma pur sempre carico d’energia e comunicatività, la struttura del brano come sempre diretta e semplice, fa passare inequivocabilmente il messaggio forte che si cela dietro i testi dei Freak Kitchen. Il solo, come sempre in stile “Mattias”, non ci nega un uso della leva del vibrato di cui lui è senza dubbio il maestro indiscusso e che caratterizza da sempre il suo stile.
Il “mood” del disco non si smentisce con “Hip Hip Hoorah” , dal groove molto “Disco Metal” (altro marchio di fabbrica in casa Freak Kitchen), e con “Tergas Jazz” , in cui Mattias non si nega l’utilizzo di un “synth-guitar” per colorare meglio le “atmosfere orientaleggianti”, che ricordano molto lo Steve Vai di “Fire Garden”.
Sick Death By Hypochondria” ricalca lo stile di “Chest Pain Waltz”, brano già sentito in “Organic” (disco precedente), in cui temi come l’ipocondria e gli attacchi di panico sono tanto cari al nostro Mattias; il solo ricco di figurazioni ritmiche dispari e frasi dal sapore acido non smentisce affatto il titolo del brano. In “Ok” tutto è più rilassato ed il synth-guitar ritorna con dei brevi interventi sotto il cantato, molto in stile Adrain Belew per capirci.
Honey you’re a Nazi” ci riporta sul pianeta Freak Kitchen, riff aggressivo, testo impegnato contro ogni tipo di segregazione sociale, e solo con utilizzo del Tapping molto in stile “VideoGame” (Mattias ha scritto diverse colonne sonore per videogiochi e ne è un fanatico!)

Il resto del disco scorre in maniera arrabbiata ed energica senza smentire mai lo stile del trio svedese, ma con un occhio attento verso la ricerca di nuove sonorità; lo spleen che ci vuol far intendere Mattias quello in senso Decadentista per capirci, sovrana come un’ombra sull’intero disco, come sensazione appunto di inadeguatezza nei confronti del mondo reale.

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